C'è un momento, durante ogni matrimonio, in cui mi guardo attorno e penso: “Ma chi si sta davvero godendo questo giorno?”
Capita sempre più spesso che a scandire i tempi non siano le emozioni, ma un’agenda. Una scaletta rigida, con orari da rispettare al minuto, come se il matrimonio fosse una produzione televisiva. E il regista, in questi casi, è la wedding planner.
Nulla contro le wedding planner, anzi. Il loro lavoro è importante e spesso fondamentale. Ma c’è una differenza sottile – e decisiva – tra coordinare e comandare.
Mi ritrovo a fare foto mentre loro ricordano agli sposi che “tra cinque minuti c'è questo o quello” o che “dopo gli esterni bisogna rientrare subito perché c'è la confettata”. Tutto vero. Tutto previsto. Ma in quei cinque minuti, magari, gli sposi si stavano sciogliendo, stavano finalmente respirando. Si erano dimenticati delle scarpe strette, degli invitati, delle attese… ed erano semplicemente loro due. Insieme.
In quei momenti il mio lavoro diventa magia. Ma quella magia ha bisogno di silenzio, di spazio, di fiducia. E, invece, spesso c’è sempre qualcuno tra i piedi, pronto a ricordare che siamo “fuori tempo”. E io come fotografo sono costretto a realizzare immagini standard, pose preconfezionate, quelle che…accontentano.
Il problema è la mentalità che ha trasformato il matrimonio in una sequenza di eventi da rispettare. Come se fosse più importante far tutto, piuttosto che farlo bene. Piuttosto che viverlo.
Le foto migliori, le più vere, non nascono sotto pressione. Nascono quando gli sposi si sentono liberi, quando il tempo smette di contare e restano solo gli sguardi, i sorrisi, gli abbracci.
Vorrei che ogni coppia ricordasse questo: il vostro matrimonio non è una timeline. È un’esperienza. E se volete che le immagini raccontino davvero chi siete, concedetevi il lusso di rallentare. Fidatevi del vostro fotografo. Lasciatevi andare.
Il tempo più bello è quello che non si misura.
